lunedì 27 maggio 2013

IL FIUME PELLICE

Mercoledì 03/04/2013, accompagnati dal naturalista Gabriele, ci siamo recati al Fiume Pellice (zona a sinistra del Ponte) per osservare da vicino il fiume, alcune specie animali e vegetali e l’intervento dell’uomo sull’ambiente.

Inizialmente ci accostiamo alla riva del fiume e ci immergiamo nella sua BIODIVERSITA’: diverse specie di uccelli, insetti, piante acquatiche….
SSSCC……!!! Gabriele ci raccomanda di stare in silenzio durante il cammino per non spaventare gli animali!
          Avanzando scorgiamo in mezzo ad un “filone” di acqua un Martin Pescatore appostato su un tronco  in attesa di una succulente preda….Uno scatto improvviso richiama la nostra attenzione: il fortunato adocchia un pesciolino distratto e con un guizzo si tuffa in acqua e lo afferra.
 
Nel Fiume Pellice vivono trote, lamprede,   scazzoni e lungo il suo greto numerosi uccelli, tra cui il PIROPIRO, un uccello migratore più grande del passero che, proveniente dall’Africa, si ferma in queste zone oppure può proseguire il suo viaggio addirittura fino in Svezia.

I LIMICOLI sono uccelli con il becco stretto e lungo e si nutrono di piccoli insetti che vivono nel fango.
I GERMANI REALI sono simili a delle anatre con il becco largo e piatto che usano per setacciare l’acqua.
Alcune ANATRE si nutrono di alghe e pesciolini; i maschi hanno il collo verde, mentre le femmine hanno un piumaggio che ben si mimetizza tra i colori della natura.
Il momento migliore per osservare gli uccelli è il mattino presto, quando si posano sul greto del fiume, mentre gli uccelli predatori si appostano sugli alberi per scorgere eventuali prede.
   Adesso ci avventuriamo nel boschetto di “Tetti Girone”costituito da  querce. 
I residui fossili di questi alberi, presenti nel territorio tra Vigone e Villafranca, sono la testimonianza della presenza di fitti boschi fin dall’antichità. 


Lungo il sentiero troviamo una pompa per irrigare i campi, in particolare quelli coltivati a mais, essendo una pianta che ha bisogno di molta acqua.
Il naturalista ci spiega che non si può attingere direttamente dal fiume, ma ci fa notare che prelevare una grande quantità di acqua per irrigare può abbassare notevolmente il livello della falda acquifera.

Addentrati troviamo grandi tronchi nei quali vivono insetti e larve, cibo preferito dal PICCHIO, la cui esistenza è confermata dai tanti buchi presenti. Su uno di questi troviamo dei RESTI DI PREDAZIONE (piume, ossicini…
           che Gabriele ci spiega essere il rigurgito del cibo non digerito dall’uccello predatore. Alzando lo sguardo scorgiamo dei nidi che potrebbero appartenere a dei GUFI; questi rapaci in inverno si riparano dal freddo appollaiandosi sui rami vicini vicini.
                                                                                                              Sul prato ci sono tanti fiorellini colorati: gli occhi di Maria, le primule e tanti anemoni, il cui nome deriva dal termine greco “anemos” che significa “vento” perchè sono fiori fragili e di breve durata. 



Ritorniamo verso il fiume e ci addentriamo nel suo letto avvicinandoci all’acqua.



Sulle sponde troviamo moltissimi SALICI che affondano le loro radici nell’acqua e riescono a sopravvivere nel periodo di piena.

Che cos’è un ECOSISTEMA? Da tutto ciò che fin qui abbiamo osservato , possiamo dire che un ecosistema è l’insieme degli esseri viventi e non viventi in relazione tra loro in un determinato ambiente (fiume – bosco –stagno…)
Percorrendo il greto troviamo sotto i sassi numerose larve che si trasformeranno in insetti terrestri: I MACROINVERTEBRATI. Ci siamo incappati in un macroinvertebrato con ….tre code!


Da dove arrivano tutte quelle pietre? Ovviamente vengono trascinate dalla corrente giù dalla montagna: serpentino (Monviso) – marmo e ognais (Val Po).
Osserviamo che il letto del fiume può presentare diversi aspetti: sotto il ponte è molto ampio per cui la corrente è lenta; nelle anse si restringe e la velocità aumenta; ci sono anche zone di “morta” dove l’acqua è stagnante. Quest’ultima area è l’habitat ideale per le bisce d’acqua e per le rane che depositano le loro uova.
          

La corrente del fiume modifica le sponde; ad esempio abbiamo riscontrato che la riva esterna (destra) viene erosa e la terra frana, mentre quella interna (sinistra) aumenta di superficie poiché riceve il deposito del fiume.

 

                 

Sulla strada del ritorno Gabriele ci parla dei rischi ambientali legati all’intervento dell’uomo sull’ambiente: fertilizzanti, antiparassitari, liquami….e soprattutto dei rifiuti gettati in modo sconsiderato sia nel fiume Pellice, sia nel bosco da persone irresponsabili.
La giornata è stata interessante, una lezione di scienze all’aria aperta in mezzo alla natura…e alle tante pozzanghere, un salto nelle quali qualcuno di noi non ha proprio saputo rinunciare. Vero?!!




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